Contro
la “solitudine imprenditoriale”
uscire
dalla solitudine imprenditoriale e guardare in un'ottica di insieme.
Essere
imprenditori oggi:
sfida o follia? Sicuramente risulta sempre
più difficile,
in un paese frenato da una significativa pressione fiscale, che
riserva alle imprese
lungaggini burocratiche incomprensibili.
C’è difficoltà a fare rete
tra le imprese,
c’è difficoltà per l’accesso
al credito
e le poche imprese che sopravvivono sono ormai sparse come oasi sul
territorio. Si parla di ripresa economica, dell’aumento dei
consumi, di una nuova fiducia. Ma nel concreto cosa vediamo?
Imprenditori soli che giorno dopo giorno cercano di resistere alla
crisi, che fanno fatica a pagare a fine mese i propri operai,
costretti a dilazionare i pagamenti ai fornitori, stretti nella morsa
delle tasse. La dinamica appartiene sicuramente più alle piccole
imprese che alle grandi imprese, ma le piccole aziende rappresentano
la centralità del nostro tessuto produttivo. Le persone si sentono
abbandonate da uno Stato
che non aiuta
o aiuta in modo irrilevante, perché il risultato è solo un conto in
banca in rosso e precipitano quei valori che hanno disintegrato la
comunità e il tessuto sociale.
Per
molti imprenditori l’azienda è come una “creatura”, sia se
creata ex novo che tramandata da padre in figlio. Tutte le forze,
tutte le energie sono dedicate a lei.
A
volte capita, ed è bene anche sottolinearlo, che però
l’imprenditore viaggi in una sorta del “so tutto io”, chiuso in
una presunzione che non accetta il confronto. E si trova così nel
bel mezzo di un dilemma.
E’
una sorta di accelerazione continua, che oggi si riversa nel
dimenarsi tra revoche
di fidi, decreti ingiuntivi, cartelle esattoriali, scadenze e
arretrati.
Abbiamo tanti capitani d’impresa, ma non una matura cultura
imprenditoriale innovativa in grado di interpretare con coraggio e
decisione una via della crescita e dello sviluppo.
È
necessario mettere in relazione le imprese per avere una buona
cultura imprenditoriale. Probabilmente deve assimilarsi il concetto
che “da soli non si va da nessuna parte”. L’importanza del
gruppo diventa fondamentale per attuare quello che gli inglesi
chiamano “brainstorming”, la tempesta dei cervelli. Dunque
cerchiamo di cogliere le dinamiche del mercato. Innovare i
processi, non solo produttivi ma anche organizzativi, puntare sul
capitale umano, su un lavoro sinergico di squadra.
Internazionalizzazionale non deve essere più un parolone che
spaventa. Le nostre imprese devono sempre più orientarsi ai
mercati esteri, pur continuando a essere sedute qui. Le reti e le
relazioni devono diventare il nocciolo essenziale. Con il
potenziamento dei vecchi servizi e la strutturazione di altri nuovi,
accogliamo la sfida per una nuova politica innovativa, per uscire da
quella solitudine imprenditoriale e guardare in un'ottica di insieme.
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